Nun te preoccupá, guagliò
Ce sta ‘o mare fore
C’è Filippo, rampollo di una famiglia borghese che deve il suo ingresso in Istituto ad un brutale gioco tra ragazzi finito male. È calmo, solidale. Ha l’aria del povero cerbiatto smarrito.
C’è Carmine, grandi occhi indifesi che richiamano l’innocenza dei bambini. È in carcere per l’omicidio del ragazzo che stava violentando la sua fidanzata davanti a sui occhi.
C’è Ciro, scaltro erede di una dinastia di camorristi.
C’è Pino, animo folle che nasconde un perturbante bisogno di essere amato.
C’è Viola, sadica manipolatrice dai capelli rosso fuoco e dall’infanzia dolorosa e traumatica.
E poi Gianni, Naditza, Gemma, il comandante, la direttrice e tanti altri.
Con le loro inquietudini, pulsioni e speranze hanno fatto breccia nei cuori degli spettatori, coinvolgendoli, scena dopo scena, e creando con essi, attraverso il loro forte potere comunicativo, un filo diretto, appassionante e persuasivo. Le loro storie sono lontanissime dalla maggior parte degli adolescenti di oggi, eppure questo non impedisce a chi sta aldilà dello schermo di affezionarsi ed immedesimarsi.
Domani, nun parla’
Guardame int ‘a l’uocchie, oltre tutti i muri
Insomma, siamo davvero tutti pazzi per Mare Fuori, la serie tv ambientata nel carcere minorile di Napoli da mesi nella top ten di Netflix e Raiplay. Ma perché?
In psicologia si parla di effetto Mirror Neurons, la capacità del cervello di imitare le emozioni e le azioni degli altri e di riflettere gli stati d’animo delle persone. In pratica, si tratta di una vera e propria proiezione delle emozioni che influenza l’altro. I neuroni specchio sono dunque alla base dell’empatia, della facoltà di rapportarsi agli altri, di comprenderli, di entrare in contatto con le loro sensazioni ed emozioni. Ci permettono di “toccare” gli stati d’animo di chi abbiamo davanti, di immedesimarci nei suoi pensieri e di assumere, così, il suo punto di vista condividendo, con più o meno partecipazione emotiva, i suoi sentimenti.
Empatia significa entrare nei panni degli altri perché il nostro cervello si sintonizza con quello di chi ci sta intorno. L’uomo, del resto, per vivere in società ha bisogno di empatia e i neuroni specchio rappresentano la base imprescindibile per farlo. Il nostro cervello, infatti, è un organo estremamente sociale che ci permette di immedesimarci negli altri e sentire ciò che provano, dandoci la possibilità di affrontare insieme le difficoltà e di condividere le gioie.
I neuroni specchio sono stati una scoperta tutta italiana, fatta quasi per caso da Giacomo Rizzolatti e dalla sua equipe di neuroscienziati a Parma durante uno studio sulle azioni complesse del macaco. Con l’inserimento di elettrodi nella regione F5 della corteccia premotoria frontale, dopo circa 20 anni di sperimentazioni, Rizzolatti riuscì a dimostrare l’esistenza dei neuroni dell’empatia. Quegli stessi neuroni che, ad esempio, causano uno sbadiglio riflesso nel momento in cui di vede sbadigliare qualcuno o che inducono il neonato a sorridere.
Ecco spiegato come l’empatia sia la regina indiscussa di Mare Fuori. Emozioni, incontri, conflitti interiori, pentimenti, amori e speranze: ogni personaggio porta sullo schermo un bagaglio valoriale e identitario di grande rilievo che, in qualche modo, diventa anche il nostro. Un racconto crudo e profondo che ha davvero tanto da insegnare.
Aret e sbarr, sott o ciel c sta o mar for
In conclusione, il successo di Mare Fuori può essere spiegato da una serie di fattori e sicuramente la capacità di generare empatia e connessione con lo spettatore è sicuramente uno di quelli. Se a questa abilità aggiungiamo la cura e la delicatezza dei temi trattati, la qualità degli attori e della produzione, e l’enorme effetto virale generato dalla condivisione sui social media, il successo è assicurato!