La Flash Technique (FT) è una tecnica di recente applicazione utilizzata in psicoterapia per l’elaborazione di vissuti traumatici ed esperienze particolarmente dolorose in modo graduale, controllato.
La Flash Technique può essere utilizzata con qualsiasi paziente, sia esso adulto o di tenera età, e consente un trattamento breve ed efficace dei disturbi d’ansia, del disturbo ossessivo-compulsivo, della dissociazione breve e della depressione (Manfield et al., 2017).
La Flash Technique nasce dalla volontà di Philip Manfield di trovare una strategia da utilizzare nella fase di preparazione all’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), che permettesse ai pazienti di elaborare le memorie traumatiche senza bloccarsi o sentirsi sopraffatti (Manfield et al., 2017).
Lo sviluppo della Flash Technique prende le mosse dalla tecnica della “Titolazione Abbinata” di Krystyna Kinowski (2003), che proponeva al paziente di lavorare su un’immagine positiva durante l’elaborazione del ricordo traumatico, così da sentirsi maggiormente resiliente.
L’idea di base della suddetta tecnica consisteva nell’avvicinarsi gradualmente al materiale traumatico così da ridurre e gestire l’attivazione emotiva e, conseguentemente, acquisendo un maggiore senso di efficacia (P. Levine, 1997).
Con il passare del tempo, P. Manfield osservò che questo tipo di tecnica, associata a delle esposizioni molto brevi ai ricordi traumatici, sembrava accelerare in modo significativo l’elaborazione degli stessi ricordi, riconducendone il disturbo.
Questa osservazione è ciò che ha poi determinato il nome stesso della tecnica: “Flash Technique”.
Manfield ipotizzò che i risultati ottenuti nella fase di sperimentazione della Flash Technique potessero essere attribuiti a un’elaborazione non verbalizzabile (subliminale) del materiale traumatico; per confermare tale ipotesi si rifece agli studi condotti da Siegel sugli “stimoli non riferibili”.
Dagli studi effettuati da P. Siegel dal 2008 al 2019 su soggetti aracnofobici emerse che un’esposizione molto rapida allo stimolo disturbante (immagini di ragni) generava una riduzione della risposta di paura.
In base agli studi effettuati con l’ausilio della risonanza magnetica funzionale hanno permesso di rilevare che i soggetti che erano stati sottoposti all’immagine rapida dei ragni non mostravano l’attivazione dell’amigdala, ovvero quella parte del cervello strettamente legata alle emozioni e alle reazioni istintive che funge da rilevatore del pericolo.
L’amigdala ha un’importante funzione nella riattivazione delle esperienze traumatiche in quanto, talvolta, si attiva in presenza di stimoli che, per quanto non effettivamente legati al pericolo della nostra sopravvivenza, sono “registrati” come pericolosi; in tali casi l’amigdala, stimolata da un pensiero, un’emozione, una sensazione o un ricordo, invia un segnale d’allarme, “disattivando” la corteccia prefrontale, ovvero la sede delle funzioni cognitive e dei ricordi.
Durante l’elaborazione di un ricordo traumatico, può accadere che la funzionalità della corteccia prefrontale venga alterata dall’intensità emotiva generata dal ricordo, causando sofferenza.
Il valore aggiunto della Flash Technique è la possibilità di accedere al ricordo traumatico al livello subliminale, evitando l’attivazione emotiva che genera sofferenza (Manfield et al., 2017).
Una parte fondamentale del protocollo relativa all’accesso subliminale al ricordo consiste nel “flash”, il battito di ciglia, paragonato dallo stesso Manfield al passare rapidamente il dito sulla fiamma di una candela, senza che arrechi dolore (Manfield et al., 2017).
Altra teoria utilizzata da Manfield è quella del riconsolidamento della memoria, ovvero la capacità del nostro cervello di modificare specifici apprendimenti emotivi, immagazzinati nella memoria a lungo termine, attraverso una ricodifica (D.J Wallin, 2007).
Secondo B. Ecker e colleghi se l’attenzione viene distolta dall’intensità emotiva generata da un ricordo specifico nel momento in cui questo viene riposizionato nella nostra memoria (riconsolidato), l’intensità emotiva sarà decisamente inferiore a quella originaria, dunque meno disturbante (Scarito, 2021).
Ecker et al. (2012) e Lee (2009) hanno specificato che affinché il riconsolidamento della memoria risulti efficace è necessario che la mente si trovi davanti ad un’esperienza contraddittoria, un “errore di previsione” Questo consiste nel rievocare il ricordo in assenza dell’attivazione emotiva originaria, cosicché la mente possa ricodificarlo, esattamente ciò che succede utilizzando la Flash Technique.
Altro punto di forza della Flash Technique consiste nella possibilità, per il paziente, di assumere la posizione dell’osservatore riguardo l’evento traumatico, come già ipotizzato da Francine Shapiro (2019). Il modello Shapiro applicato alla Flash Technique permette l’instaurarsi di nuove associazioni tra il ricordo traumatico e l’esperienza adattiva di rielaborazione (Manfield et al., 2017).
Come ogni metodologia, anche la Flash Technique comporta dei limiti. Se è vero che questa tecnica sembri ridurre il disturbo nel paziente, alcune ricerche evidenziano che potrebbe non garantire un’elaborazione completa degli eventi traumatici o non eliminare del tutto il disturbo correlato al ricordo.
Non essendo presente una fase di assessment, non è possibile identificare ricordi generatori che potrebbero bloccare l’elaborazione o eventuali distorsioni cognitive.
Un ultimo dubbio riguarda pazienti altamente dissociativi che, per raggiungere uno stato di calma e sicurezza, potrebbero necessitare di un maggior sostegno prima di focalizzarsi sul materiale disturbante, e potrebbero non trarre benefici dall’utilizzo della Flash Technique (Manfield et al., 2017).
L’innovazione della Flash Technique consiste nella possibilità di accedere ai ricordi traumatici in maniere graduale e controllata, permettendo così al paziente un’elaborazione meno dolorosa rispetto a quella che avviene con l’utilizzo di altre tecniche.
La caratteristica fondante della Flash Technique è la possibilità per il paziente di elaborare ricordi molto disturbanti, riducendo l’intensità emotiva ad essi associata, senza la necessità di entrare nei ricordi in maniera consapevole.
Ecker, B., Ticic, R., Hulley, L. (2012). Sbloccare il cervello emotivo. Eliminare i sintomi alla radice utilizzando il riconsolidamento della memoria. Franco Angeli.
Kinowski, K. (2003). Put your best foot forward: An EMDR related protocol for empowerment using somatosensory and visual priming of resource experiences.
Lee, J. L. (2009). Reconsolidation: Maintaining memory relevance.
Manfield P., Lovet J., Engel L., Manfield D. (2017). Utilizzo della Flash Technique con la Terapia EMDR: Quattro Casi Clinici.
Levine, P. (1997) The Body as Healer; Trasformare il trauma. (tradotto e pubblicato da Macro Edizioni nell’ott. 2002 col titolo “Traumi e shock emotivi).
Scarito, P. (2021). Il riconsolidamento della memoria. Verso un modello unificato di cambiamento in psicoterapia. Phenomena Journal.
Shapiro, F. (2019). EMDR: il manuale. Principi fondamentali, protocolli e procedure (nuova edizione). Cortino Raffaello.
Wallin, D.J. (2007). Psicoterapia e teoria dell’attaccamento. Il Mulino.