Immaginate di poter aprire una finestra sulla mente di un’adolescente e osservare le emozioni che si agitano, combattono e si riconciliano all’interno della sua testa. Questo è ciò che “Inside Out 2”, il sequel del celebre film Pixar, ci offre. Una straordinaria avventura psicologica che non solo ci intrattiene, ma ci esorta a riflettere sulle complesse dinamiche che governano la nostra psiche. Con l’arrivo della pubertà, i piccoli personaggi colorati che incarnano le emozioni, sconvolti, lottano per controllare la mente di Riley, simbolicamente rappresentata da una console. Il comando di quest’ultima diventa causa di conflitti caotici e deviazioni improvvise. Il loro obiettivo è sempre lo stesso: proteggere Riley e mantenere la sua sicurezza adattiva di fronte ai cambiamenti. Tutto questo porta ad una resistenza rigida e ostinata al cambiamento, mettendo Riley in una situazione di stallo.
Nella vibrante città interiore di Riley, ora un’adolescente alle prese con le turbolenze dell’età, le nostre vecchie amiche emozioni – Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto – sono però costrette ad affrontare nuove sfide. La trama di Inside Out 2 esplora il tumulto dell’adolescenza con una profondità sorprendente, presentando un quadro toccante e accurato di ciò che significa crescere.
I nuovi alters emotivi, introdotti in questa edizione, sono Imbarazzo, Noia, Invidia e Ansia che si aggiungono al coro già caotico all’interno della mente di Riley. L’invidia spinge Riley verso un sano narcisismo, portandola a desiderare stima e ad aspirare all’autoaffermazione. Con altrettanta precisione, viene introdotta Ansia, che tra le emozioni descritte è probabilmente la più dettagliata e approfondita, mettendo in evidenza come essa sia fondamentale nei processi decisionali e nelle prestazioni di Riley.
Ansia è rappresentata come una figura enigmatica, un mostriciattolo arancione sempre all’erta, con grandi occhi che sembrano scrutare ogni possibile pericolo. È proprio lei ad influenzare negativamente Riley e il suo senso di sé, che risulta disorientato, disregolato e paralizzato, travolto da dubbi e insicurezze, oltre a monopolizzare in modo opprimente la mente e il corpo dell’adolescente, isolandola dalle altre esperienze emotive.
Nel corso degli anni, Riley ha costruito un senso di sé come brava persona e tutte le sue esperienze infantili confermavano questa immagine: aiutare le amiche, ottenere successi nello sport e a scuola. Gioia, infatti, ha cercato in tutti i modi di escludere le esperienze che avrebbero potuto scontrarsi con l’immagine di Riley di brava persona.
Quando Ansia prende il sopravvento, però, quel senso di sé così positivo cambia, basandosi invece sull’idea di “non essere all’altezza”. In Inside Out 2 ciò che colpisce di più è la capacità di rappresentare in modo veritiero e semplice qualcosa di estremamente complesso, anche solo da esprimere a parole.
Nella vita reale l’ansia ci permette di proiettarci nel futuro, facendoci riflettere su possibili scenari. Questa capacità può risultare utile per la pianificazione e la preparazione. Tuttavia, c’è una sottile ma cruciale differenza tra una pianificazione sana e una pianificazione dominata dall’ansia.
Quando pianifichiamo in modo equilibrato, consideriamo realisticamente sia le opportunità che i rischi, mantenendo una sensazione di controllo. Al contrario, una pianificazione influenzata dall’ansia diventa ossessiva e pervasiva, portandoci a vedere solo scenari negativi e a vivere in uno stato costante di allerta e preoccupazione. Quando Ansia prende totalmente il controllo della console a discapito delle altre emozioni e pigia senza sosta tutti i bottoni, Riley non può che sentirsi sopraffatta dalla pressione, dalle aspettative e dall’overthinking. Il risultato? Un tremendo attacco di panico. Il respiro affannato, il cuore che batte, il tremore, il distacco dalla realtà sono tutti sintomi ben spiegati.
L’ansia può sopraffare la nostra capacità di razionalizzare e reagire correttamente. Quando prende il sopravvento, ci lascia in uno stato di totale impotenza. Nel film la lacrima di Ansia durante l’attacco di panico è un dettaglio significativo che rivela la profondità della sofferenza e della vulnerabilità che accompagnano questo stato. Dal punto di vista psicologico, la lacrima simboleggia l’umanità e la fragilità di chi soffre di ansia. Rappresenta un dolore emotivo, ma anche un grido di aiuto e un desiderio di comprensione e sostegno.
Questa scena ci ricorda che l’ansia è un’esperienza umana che necessita di empatia, aggiungendo un tocco di tenerezza e umanità: ci fa capire che dietro una forza apparente, c’è una profondità di emozioni che merita attenzione e compassione.
La protagonista supera l’attacco di panico ristabilendo il contatto con la realtà attraverso i 5 sensi (respirare lentamente, sentire la sensazione del legno sulle mani, il suono del dischetto che sbatte sulla mazza da hockey) e disinvestire sull’obiettivo troppo pressante per lei.
Concentrarsi sul presente è una delle strategie più efficaci per gestire l’ansia. Nella scena finale, infatti, Gioia suggerisce ad Ansia di focalizzarsi su compiti concreti e immediati, come studiare per il compito del giorno dopo. Questo metodo aiuta a ridurre l’ansia spostando l’attenzione dal futuro incerto al presente, dove possiamo esercitare un controllo reale.
Ansia impara così a canalizzare le proprie energie in attività produttive e gestibili, riducendo così il peso delle preoccupazioni future.
Alla fine, la resistenza rigida e ostinata al cambiamento dell’infanzia lascia il posto alla flessibilità e all’apertura al cambiamento. Le emozioni, negli ultimi minuti del film, simbolicamente si alleano, rinunciando al potere e alla competizione e perseguendo una sorta di scopo cooperativo, che crea un senso di sé armonico ed integrato.
La gamma emotiva di Riley ne risulta espansa e, al contempo, il nucleo della personalità, prima rigido e in continuo pericolo, diventa più sfaccettato e flessibile. All’unisono gli alters emotivi asseriscono: “Amiamo tutto della nostra ragazza, ogni caotica meravigliosa parte di lei”.