L’adolescenza è un periodo di profondi cambiamenti e sfide. È una fase di transizione, una sorta di limbo in cui non si è più bambini, ma non si è ancora adulti. Durante questi anni, le emozioni si amplificano, i conflitti si acuiscono e le sfide, soprattutto quelle scolastiche, diventano montagne da scalare. Non è raro che molti adolescenti si trovino schiacciati da un senso di inadeguatezza, come se ogni loro passo fosse costantemente sotto esame, non solo dagli insegnanti, ma anche dalla società e, peggio ancora, da loro stessi.
Le difficoltà scolastiche rappresentano una delle sfide più grandi in questo periodo. La pressione di dover ottenere risultati sempre migliori, di eccellere e di stare al passo con un sistema educativo che spesso sembra inarrestabile, può generare un senso di ansia e frustrazione. Non si tratta solo di fare bene, ma di sentirsi all’altezza di aspettative che sembrano irraggiungibili. Ogni compito, ogni esame, può diventare un banco di prova che mette a dura prova l’autostima dell’adolescente. E il fallimento, anche quando è parziale, assume spesso dimensioni catastrofiche: un brutto voto non è più solo un numero, ma diventa un giudizio sulla persona, una conferma della propria inadeguatezza.
Parallelamente, anche il rapporto con i genitori diventa spesso un terreno minato. In un momento in cui l’adolescente cerca disperatamente di affermare la propria identità, il dialogo con la famiglia si trasforma in un susseguirsi di incomprensioni. I genitori, spesso mossi dal desiderio di aiutare, non riescono a percepire l’abisso emotivo in cui il figlio si trova. Consigli che dovrebbero essere di supporto finiscono per suonare come critiche, e le aspettative familiari, per quanto possano essere motivate dall’affetto, sembrano gravare come macigni sulle spalle già appesantite dell’adolescente.
Questa situazione crea un circolo vizioso: i genitori spingono per il meglio, preoccupati per il futuro del figlio, ma il giovane vive queste pressioni come ulteriori conferme del suo senso di fallimento. Il risultato? Un rapporto sempre più conflittuale, dove ogni discussione finisce per lasciare dietro di sé strascichi di rancore e solitudine.
Non è possibile risolvere queste difficoltà con qualche semplice accorgimento o con una soluzione rapida. L’adolescenza è un periodo che richiede tempo, pazienza e soprattutto comprensione. È una fase in cui i giovani si sentono spesso soli, anche quando circondati da persone che li amano. La loro battaglia è interna, un conflitto silenzioso che si consuma tra ansie, pressioni e paure per il futuro. Eppure, proprio in questa lotta quotidiana si nasconde la crescita, un processo lento e doloroso che non può essere affrettato né alleggerito con promesse di soluzioni facili.
In questo labirinto di emozioni e sfide, la vera forza risiede nel continuare a camminare, anche quando la strada sembra senza uscita.
Per i genitori, assistere alle difficoltà dei propri figli è una fonte di preoccupazione. Ma come possono intervenire in modo efficace? Qual è il giusto equilibrio tra sostegno ed autonomia? E soprattutto, come si può costruire un dialogo costruttivo che non sia percepito dai ragazzi come un’intrusione o una critica, ma come un aiuto autentico e rispettoso?
Quando un ragazzo o una ragazza mostra difficoltà a scuola, i primi segnali possono essere sottili, quasi impercettibili: calo dei voti, disinteresse, isolamento o cambiamenti nel comportamento. Spesso, questi segnali non vengono immediatamente associati ad un disagio scolastico. Genitori e insegnanti possono interpretare il calo del rendimento come mancanza di impegno, pigrizia o disattenzione, ma dietro questi comportamenti si nasconde, talvolta, una lotta silenziosa.
Le difficoltà a scuola possono avere molte cause: problemi legati all’autostima, ansia da prestazione, difficoltà di apprendimento specifiche, relazioni complicate con insegnanti o compagni di classe. In questi momenti, la famiglia può giocare un ruolo cruciale nel decodificare questi segnali e offrire il giusto supporto. Ma affinché ciò accada, è fondamentale creare un ambiente di comunicazione aperto e non giudicante.
Molti adolescenti temono il giudizio o l’incomprensione, e possono evitare di parlare delle loro difficoltà scolastiche per paura di deludere i genitori o di essere etichettati come “incapaci” o “svogliati”. È quindi importante che i genitori provino ad assumere un atteggiamento di apertura, lasciando che sia il ragazzo o la ragazza a guidare la conversazione, senza interrompere o cercare di dare subito consigli.
Una semplice frase come “Come ti senti riguardo alla scuola?” o “Ho notato che sembri più stressato ultimamente, vuoi parlarne?” può aprire la porta ad un dialogo più profondo, attraverso il quale l’adolescente si senta libero di esprimere le proprie preoccupazioni senza il timore di essere giudicato.
Quando si parla di scuola e delle difficoltà che un adolescente può incontrare, è importante evitare il confronto con altri studenti o fratelli e sorelle, così come le generalizzazioni del tipo “Sei sempre così distratto” o “Non ti impegni abbastanza”. Queste affermazioni, pur mosse dall’intenzione di spronare il ragazzo, spesso sortiscono l’effetto opposto: lo chiudono in sé stesso, alimentando la frustrazione e la sensazione di non essere capito.
Invece, è utile focalizzarsi sulle emozioni che il ragazzo sta vivendo e offrire supporto: “Capisco che stai attraversando un periodo difficile, cosa possiamo fare insieme per migliorare la situazione?” Questo approccio non solo dimostra comprensione, ma rafforza anche la relazione di fiducia.
I genitori possono fare molto per supportare i propri figli anche sul piano emotivo, aiutandoli a riconoscere e gestire le loro emozioni.
Spesso, gli adolescenti non hanno ancora sviluppato pienamente le capacità di regolazione emotiva, e in questi casi il ruolo del genitore diventa quello di un facilitatore. Approcciare con frasi come “So che ti senti sotto pressione, ed è normale sentirsi così a volte” o “Va bene non essere perfetti, possiamo imparare anche dagli errori” può aiutare l’adolescente a sentirsi meno solo nel suo percorso.
Solo attraverso un lavoro di squadra, fatto di fiducia reciproca, sostegno emotivo e apertura al confronto, si può aiutare l’adolescente a superare le sfide scolastiche, ritrovando la motivazione e la serenità necessarie per affrontare il proprio percorso con successo.
In questo scenario così complesso, cercare supporto professionale può fare una differenza enorme. Rivolgersi ad uno psicoterapeuta non è un segno di debolezza, ma un atto di coraggio e consapevolezza. La terapia offre uno spazio sicuro, dove l’adolescente può esprimere liberamente le proprie paure, le proprie insicurezze e il proprio dolore, senza sentirsi giudicato. Un professionista può aiutare a comprendere e gestire le emozioni travolgenti, a costruire strumenti per affrontare lo stress scolastico e i conflitti familiari, ma soprattutto a ritrovare un senso di equilibrio e fiducia nelle proprie capacità.
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